Le tecniche di ripresa per girare un
documentario
Vi sono varie modalità
per effettuare le riprese che dipendono dai luoghi e dai soggetti di interesse. Cominciamo col dire che la dote essenziale di cui armarsi è la pazienza. Gli animali sono soggetti difficili, che non si mettono “in posa”, pertanto l’attesa del momento utile da riprendere, soprattutto per animali selvatici, può durare da alcuni minuti ad alcune ore, fino a giorni interi. In questi casi conoscere le abitudini e i luoghi di frequentazioni dei soggetti è certamente un vantaggio. Vediamo in dettaglio quali sono le tecniche da applicare a seconda della situazione e del soggetto.
Animali in libertà
La cattura su video di animali selvaggi è certamente l’attività più ardua che deve affrontare un videomaker nel realizzare il documentario. I motivi stanno principalmente nella difficoltà di trovare ed avvicinare tali soggetti. Se non si è spericolati avventurieri, una possibilità è quella di partecipare ad un safari guidato che possa in qualche modo entrare negli ambienti di attività degli animali senza pericolo per gli osservatori. Alcuni parchi italiani offrono questo tipo di esperienza senza per forza trasferirsi all’estero. Il fascino naturalmente è minore poiché si è costretti a rimanere su un mezzo in movimento. Tuttavia le riprese possono essere ugualmente interessanti e decisamente ravvicinate.
In questi casi si deve cercare di riprendere i soggetti con campi più stretti possibili, onde evitare di includere gabbie, recinzioni o quant’altro di incoerente possa essere presente nel parco. L’ideale sarebbe dare l’impressione che l’animale viva nel suo luogo naturale e che l’operatore sia immerso in un ambiente selvaggio. Questo aumenta l’interesse e l’attenzione dello spettatore. Se l’impiego di un diaframma molto aperto permette di sfocare lo sfondo, e quindi di “camuffare” l’ambiente a vantaggio del primo piano, in presenza di più gruppi di animali posizionati a differenti distanze, si può chiudere il diaframma per incrementare la profondità di campo e ottenere il fuoco su tutti i soggetti nell’inquadratura.
Gli appostamenti
Per soggetti più comuni e facili da trovare, ma sempre in libertà, si può applicare la tecnica del dell’“appostamento”. Essa consiste nell’individuare un possibile luogo di frequentazione da parte degli animali e nell’attendere il loro arrivo, posizionandosi nelle vicinanze e cercando di mimetizzarsi il più possibile. In generale le zone dove è la probabilità di incontrare fauna è maggiore sono quelle in cui gli animali si procurano il cibo o si abbeverano e sono quindi i luoghi più indicati per un appostamento. A seconda delle regioni del nostro paese, animali come scoiattoli, cervi, caprioli, volpi e cinghiali possono essere ripresi senza troppa difficoltà, magari con l’aiuto di qualche guida esperta. Una tecnica efficace è quella di posare per alcuni giorni del cibo nel luogo di interesse; se c’è attività animale, è molto probabile che il cibo venga trovato e consumato, rendendo la zona quotidianamente frequentata. Per quanto riguarda i volatili, può essere una buona idea utilizzare i capanni mimetizzati spesso presenti nelle zone di caccia. Sono infatti collocati in punti dove gli uccelli si muovono più spesso.
In ogni caso, riprese di questo tipo prevedono una grande pazienza ma vengono spesso premiate con materiale davvero affascinante. La presenza in loco dell’operatore permette un completo controllo sull’inquadratura, l’impiego di zoom e degli altri comandi di ripresa. L’assoluto silenzio è indispensabile ed è in questi casi che si possono evitare rumori di disturbo, come i motorini di zoom, impiegando le modalità manuali. Va tuttavia ricordato che elevati valori di zoom possono provocare due svantaggi. Il più evidente è quello dell’incremento dell’instabilità dell’inquadratura, da risolvere con l’impiego di un treppiedi, il secondo è la diminuzione di luminosità che, se a prima vista può non essere colta, in fase di montaggio rischia di sbilanciare la resa di più sequenze affiancate. E’ quindi consigliabile, nei limiti del possibile, avvicinarsi ai soggetti piuttosto che utilizzare i valori massimi dello zoom.
Un altro problema da considerare è l’impostazione dei parametri di ripresa, che non è sempre possibile effettuare direttamente sugli animali. Di norma si regola il camcorder su un oggetto dell’ambiente che possa simulare la presenza dell’animale; per le operazioni di bilanciamento del bianco, torna utile invece il cartoncino bianco incluso nell’equipaggiamento. E’ consigliabile che la regolazione venga effettuata manualmente poiché risulta più precisa ed efficace e non provoca scompensi di luminosità durante i movimenti di camera e gli zoom.
Le installazioni autonome
Meno qualitativa, ma alcune volte indispensabile, è l’installazione di ripresa autonoma che consiste nel posizionare ed “abbandonare” la videocamera alla registrazione continua di una porzione di spazio. Come detto, riprendere gli animali per studiarne abitudini e comportamenti è un’attività che comporta molta attenzione e pazienza. Prima di piazzare videocamere e strumenti è necessario effettuare un sopraluogo per verificare se effettivamente vi è la presenza di attività di interesse ed eventualmente tentare di crearla con il
sopra citato collocamento di cibo. E’ comunque fondamentale non influire in nessun modo con i soggetti e non modificare l’ambiente in cui essi vivono perché non solo potrebbero spaventarsi ed allontanarsi ma si potrebbero compromettere le loro abitudini. Pertanto anche l’attrezzatura va mimetizzata con l’ambiente. Dato il lungo periodo di attività di registrazione, per prolungare la durata di un nastro è possibile impostare sul camcorder la modalità di registrazione su LP che permette di raddoppiare il tempo di registrazione a scapito però della qualità finale.
Gli animali domestici
I soggetti più semplici sono certamente gli animali domestici che, abituati alla presenza dell’uomo, sono più facilmente avvicinabili. La maggior parte di questi animali, infatti, si è adattata a vivere in zone urbanizzate ed essendo creature conosciute da tutti, la loro presenza sullo schermo non è sempre motivo di interesse. Ci sono aspetti che tuttavia possono rivelarsi divertenti ed istruttivi come lo studio di comportamenti istintivi e di come siano cambiate le abitudini in relazione alla vicinanza degli esseri umani. Può tornare utile recuperare sequenze anche di soggetti meno domestici ma ugualmente “comodi”, poiché tenuti in cattività. Gli zoo, gli acquari e gli agriturismi vengono in aiuto in questo senso fornendo una grande varietà di fauna concentrata in un unico luogo. Come per i safari guidati, i soggetti possono essere isolati con inquadrature che prevedono diaframmi aperti e focali lunghe al fine di evitare la presenza nelle inquadrature di elementi poco coerenti come cartelli, recinzioni e altro.
Il quaderno delle riprese
Come visto, realizzare un documentario significa portare a casa una notevole quantità di girato, spesso ricco di sequenze prive di vero interesse. Un ottimo approccio per organizzare in modo semplice e rapido tutto il girato è quello di numerare i nastri vergini e munirsi di un quaderno delle riprese. Ad un componente dello staff viene affidato il compito di compilare mano a mano l’elenco di tutte le riprese specificando numero di nastro, data e ora, luogo, timecode di inizio e fine ed elementi di interesse che sono stati ripresi. Al montaggio questi appunti si riveleranno preziosi per velocizzare la fase di cattura.
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A cura della redazione
e di Antonio Natalino
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