Editing e montaggio di un documentario
Una volta terminato il tempo richiesto per la visione e la cattura del materiale utile al montaggio, ci si dedica alla fase di composizione vera e propria. Un documentario che si riveli interessante deve combinare riprese effettuate in luoghi differenti, semanticamente correlate, senza soluzione di continuità. L’abilità del montatore sta quindi nel selezionare e comporre queste sequenze in modo che si possa passare da un soggetto in un luogo ad un altro in un luogo differente senza interrompere il filo logico della narrazione ma, al contrario, completandolo in modo interessante. Un tipico esempio lo si ha quando, parlando di civiltà antiche, si offrono immagini degli ambienti e delle costruzioni tratte da sequenze riprese durante l’escursione, per poi passare alla descrizione delle abitudini e tradizioni della popolazione, mostrando monili, ornamenti e oggetti di uso comune esposti in un museo (da qui l’importanza di collezionare il maggior numero di riprese, qualsiasi posto si perlustri). Combinare più sequenze cronologicamente distanti può essere impresa ardua poiché le condizioni di illuminazione differenti influiscono sull’esposizione, sui colori e sul bianco, che ricordiamo deve essere bilanciato manualmente ogni volta. Va quindi effettuata una fase di ritocco che uniformi la resa delle sequenze, utilizzando un tool di correzione cromatica che permetta l’affiancamento e la modifica contemporanea di più clip.
Transizioni, titoli ed effetti
Per un documentario naturalistico, lo stacco netto tra una sequenza e l’altra rimane la soluzione più efficace poiché non distrae lo spettatore, rende maggiormente protagoniste le immagini e garantisce maggiore continuità al ritmo. Possono tuttavia tornare utili alcune effetti di transizione tipicamente presenti nei software di editing. La dissolvenza, ad esempio, sottolinea il trascorrere di un certo lasso di tempo tra una scena e quella successiva (può essere utilizzata per scandire i tempi di attività dell’animale) mentre l’effetto “sfoglia pagina”, magari usata su un titolo, aiuta ad introdurre sequenze di differente argomento. In generale non ci sono regole che limitino l’impiego di transizioni ma come sempre si devono evitare passaggi troppo kitsch.
Anche titolazioni e grafica sono validi strumenti informativi. Si impiegano per creare schede “anagrafiche” dell’animale, per inserire cartine topografiche della zona di interesse, magari con l’aiuto di animazioni, o per dare indicazioni più precise su ciò che si sta osservando. Interessante è la possibilità di animare su una cartina della zona, una linea che tracci percorso che si è effettuato nei giorni di escursione. Tutto questo materiale grafico può poi trovare posto anche nei contenuti extra del DVD.
In alcuni casi si possono impiegare tecniche e filtri per rendere più affascinante una ripresa, come l’espediente di simulare la visione in soggettiva di un animale. Dai filmati del soggetto in questione si considera una sequenza in cui esso si muova effettuando un particolare percorso. Si ripete tale percorso tenendo il camcorder ad un’altezza da terra equivalente a quella degli occhi dell’animale. In seguito si modificano colori e immagini della ripresa in soggettiva, per dare l’impressione che la vista sia quella del soggetto stesso. E’ utile applicare una leggera distorsione ai bordi dell’immagine (ottenibile anche con un grandangolo) ed aggiungere il respiro dell’animale alla componente audio. Con qualche gioco di montaggio non sarà difficile creare un effetto coinvolgente.
Per le riprese di paesaggi si può lavorare sulla qualità della resa finale, enfatizzando con un correttore software i colori dominanti (il rosso di un tramonto, il giallo del deserto, ecc…). Inoltre se si è in possesso di una foto panoramica ottenuta con una fotocamera digitale, la si può scorrere su video utilizzando gli strumenti del software di editing, come il pannello motion di Premiere. Considerando che in genere un’istantanea raggiunge una risoluzione maggiore di quella del video, diventa interessante “perlustrarla” con movimenti virtuali di camera in cerca di dettagli. Da ultimo può essere effettuata una correzione di quadro impiegando, ove necessario, un filtro per la stabilizzazione delle immagini e lo zoom digitale via software, per fissare e centrare l’inquadratura sul soggetto. Da ricordare comunque che queste operazioni causano il peggioramento della qualità video e vanno pertanto usate con cautela.
Il commentatore
L’inserimento di un commentatore all’interno del documentario viene proposto nella parte relativa alla postproduzione poiché, come visto, la presenza umana nell’ambiente si rivela un elemento di disturbo. Inoltre ci si può trovare in luoghi non facilmente perlustrabili che richiederebbero alla troupe troppo tempo per organizzarsi. E’ molto più semplice inserire il commentatore successivamente, con qualche trucco di compositing. Una tecnica molto utilizzata è infatti quella di sovrapporlo alle riprese originali, ottenendo un buon effetto ambientale per far credere che si trovi proprio in quel posto. Già in fase di ripresa si deve prevedere la presenza della figura umana da sovrapporre ed è quindi opportuno lasciare sufficiente spazio nell’inquadratura. Inoltre si deve prestare attenzione a non muovere la videocamera in modo da ottenere una ripresa fissa (il treppiedi è in questo caso d’obbligo). Una volta tornati a casa, si riprende il commentatore su un set per il bluescreen, creato con uno sfondo uniforme e compatto di colore verde o blu. In seguito si scorpora la figura umana dello sfondo grazie ai tool di cromakey presenti nei software di editing o di compositing e la si sovrappone alla sequenza di interesse. Con la giusta collocazione, qualche ritocco sui colori e l’aggiunta di effetti di luce, si possono ottenere risultati interessanti. Tutto deve naturalmente essere credibile, dai vestiti indossati dal commentatore all’ombra proiettata sul filmato originale.
Qualcosa sull’audio
Infine qualche suggerimento per la componente audio. In un documentario le musiche non sono protagoniste ma danno profondità al quadro narrativo che si sta realizzando. Anzi, in alcuni casi è preferibile lasciare un sottofondo di rumori ambientali, quelli tipici del luogo che si sta filmando. Se comunque si vuole inserire un tema musicale di accompagnamento, lo si deve scegliere il meno invasivo possibile e si deve impostare il livello del volume al minimo, per non sopraffare la voce del commentatore o le espressioni degli animali. Tornano molto utili effetti sonori, ad esempio il soffio del vento, il fruscio degli alberi, il canto dei grilli, da inserire in postproduzione nei casi in cui la traccia audio riveli troppi rumori esterni. Il caso esemplare è il materiale girato durante un safari. Il rumore del mezzo e i commenti degli altri turisti vanno sostituiti con una traccia audio più coerente. Da non dimenticare un breve jingle, che accompagni la sigla iniziale e che spezzi il ritmo tra i diversi capitoli del documentario, oltre il tema musicale per i menù del DVD.
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A cura della redazione
e di Antonio Natalino
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